In quei lontani primi decenni del secolo, Giuseppe Campari sfidava strade strette e impossibili, alberi e polvere, scivolando via leggero sugli sterrati, scodando e fendendo il muro di gente che, trattenuta a stento, si rassegnava a inseguirne il profilo sino a scivolare nel suo cono d’ombra. Perché Campari era la velocità e tutto quello che le si poteva chiedere.
Credits:
Testo di Diego Alverà
Voce di Diego Alverà
Musiche originali di Niccolò Ferrari
Post produzione e sound design di Niccolò Ferrari
Post produzione e ricerche di Biagio de Manincor e Ultimo Piano
Sigla di Ultimo Piano
Voce sigla di Andrea Diani
Produzione di Pensiero visibile e Osteria Futurista
Giuseppe Campari
L’8 giugno del 1892 nasceva a Graffignana, in provincia di Lodi, Giuseppe Campari. Fu uno dei protagonisti dell’epico automobilismo degli anni ’20 e ’30 e infiammò il pubblico prima del conterraneo Castellotti. La sua carriera nelle corse iniziò come meccanico dell’Alfa Romeo, ma una volta al posto di guida della P2 – la stessa dei compagni di scuderia Antonio Ascari ed Enzo Ferrari – vinse di tutto: due Mille Miglia, il Grand Prix di Francia, per tre volte la Coppa Acerbo, oltre a laurearsi Campione Italiano.
Visse una vita breve ma intensa, non solo per i trionfi sulle piste. Era molto amato per i suoi modi di fare bonari e alla mano che compensavano il suo aspetto imponente da cantante lirico. Di musica era appassionato, si esibiva in pubblico e sposò pure la cantante Lina Cavalleri. Alla guida, questo suo lato elegante si faceva da parte per lasciare spazio a terra, fango e olio, che a fine gara gli facevano compagnia sul volto. Una particolarità che gli valse il soprannome di “El Negher”.