Fangio ha pilotato per tutti i marchi più prestigiosi, dalla Ferrari alla Mercedes, dall’Alfa Romeo alla Maserati. Ha tagliato per primo il traguardo per ben 24 volte in 52 Gran Premi, come dire quasi una volta su due. Ha conquistato cinque titoli iridati, un record che ha resistito a lungo nella storia della Formula Uno. Per questo e per il suo magistrale stile di guida “El Maestro” rimarrà per sempre tra i più grandi protagonisti della velocità.
Credits:
Testo di Diego Alverà
Voce di Diego Alverà
Musiche originali di Niccolò Ferrari
Post produzione e sound design di Niccolò Ferrari
Post produzione e ricerche di Biagio de Manincor e Ultimo Piano
Sigla di Ultimo Piano
Voce sigla di Andrea Diani
Produzione di Pensiero visibile e Osteria Futurista
Juan Manuel Fangio
ucido e insaziabile individualista. Juan Manuel Fangio era così, uno dei più grandi piloti di Formula 1 della storia e anche uno dei meno comodi e accomodanti. Figlio di immigrati italiani in argentina, imparò a guidare a 10 anni nell’officina in cui faceva l’apprendista e si guadagnò il soprannome di “El Chueco” a causa delle gambe storte. Ma poi scrisse la storia dell’automobilismo facendo segnare record impensabili – tra cui tutt’ora la più alta percentuale di pole position – e diventando uno dei piloti più titolati di sempre.
Completo, popolare, venerato anche dagli avversari. Tanti si ricordando del gesto di Hawthorn che nel 1958 in Francia rallentò e rinunciò a superare il maestro, per risparmiargli il doppiaggio. Juan Manuel era anche ingombrante e per questo vive pure l’esperienza del sequestro da parte dei rivoluzionari cubani nel 1958. Ma nella memoria popolare, oltre ai cinque titoli iridati e alle tragedie dell’epoca più dura dell’automobilismo, ci sono momenti aulici indimenticabili. Come le lacrime di Senna quando incontra el maestro.