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Achille Varzi

Diego Alverà racconta i miti della velocità

Quello di Achille Varzi fu l’automobilismo leggendario dei primi decenni del Novecento, quello delle infinite sfide con Nuvolari e Campari, delle estenuanti Mille Miglia, della Targa Florio e della Susa-Moncenisio. Al pari di Tazio, Achille era letteralmente ossessionato dal primato. Tutta la sua vita sarebbe corsa via come se stesse pilotando un’auto o una moto: Achille avrebbe sempre messo in mostra nervi d’acciaio, si sarebbe rivelato più macchina degli stessi bolidi che portava.

Credits:

Testo di Diego Alverà
Voce di Diego Alverà
Musiche originali di Niccolò Ferrari
Post produzione e sound design di Niccolò Ferrari

Post produzione e ricerche di Biagio de Manincor e Ultimo Piano
Sigla di Ultimo Piano
Voce sigla di Andrea Diani
Produzione di Pensiero visibile e Osteria Futurista

Achille Varzi:


Giovinezza, amore e morte in pista. La breve vita di Bernd Rosemeyer è scandita da eventi indimenticabili, in una cornice d’asfalto. Viene notato e apprezzato fin da giovanissimo come motociclista nella squadra DKW, e così si apre la strada verso le monoposto da Gran Premio, verso la scuderia Auto Union.
Gli anni ’30 sono costellati di case automobilistiche e piloti tedeschi che dimostrano il proprio talento in pista, onorando così la propaganda politica e mediatica di Adolf Hitler nell’ostentare la superiorità nazionale al mondo. Una di queste stelle di punta è proprio Rosemeyer che si guadagna il titolo di Campione Europeo Grand Prix 1936 tra i numerosi podi e tronfi della fortunata annata, compreso il matrimonio con l’aviatrice Elly Beinhorn.

La cosiddetta “coppia più veloce del mondo” si conosce nei gradini del podio del circuito cecoslovacco di Brno dell’anno precedente nel quale Bern vince il primo premio.
Bernd Rosemeyer è sempre più ambizioso e spavaldo, tanto da porsi un obiettivo temerario: essere il primo uomo a superare i 400 km/h su strada. Una sfida nella sfida con il rivale di sempre Rudolf Caracciola che diventa tragedia. La Type C di Bernd sbanda a 430 km/h durante la prova di velocità, consegnando per sempre il “Maestro della nebbia” alla storia dell’automobilismo europeo.

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