Peter Collins possedeva una dote rara e preziosa, perché avvertiva a pelle la prima incertezza del motore intuendo il rischio di un improvviso cedimento. Maneggiava un’arte magica, perché ogni volta riconosceva i limiti dei bolidi che pilotava. Ciò nonostante, non si tratteneva mai dal tentare di superarli.
Credits:
Testo di Diego Alverà
Voce di Diego Alverà
Musiche originali di Niccolò Ferrari
Post produzione e sound design di Niccolò Ferrari
Post produzione e ricerche di Biagio de Manincor e Ultimo Piano
Sigla di Ultimo Piano
Voce sigla di Andrea Diani
Produzione di Pensiero visibile e Osteria Futurista
Peter Collins
La galanteria è sempre stato un tratto distintivo di un’epoca ormai passata. Ma, senza pensare agli anni della nobiltà, pensiamo alla galanteria come espressione di un’attitudine che può manifestarsi anche con il rombo dei motori come sottofondo. Piccoli gesti di cui anche Peter Collins fu protagonista a metà del Novecento. Un pilota galantuomo.
In pista come nella vita si atteneva a un codice etico che regolava ogni sua relazione umana. Collins è passato alla storia per aver ceduto la propria vettura al capitano della Lancia-Ferrari Juan Manuel Fangio che, a causa di un improvviso problema meccanico, fu costretto a ritirarsi dall’ultima gara
del campionato di Monza. Grazie al gesto di grandissima sportività, il compagno di squadra Fangio vinse il suo quarto titolo. “È più giusto che sia tu a vincere questo mondiale, io sono giovane e avrò tante altre occasioni”, questa la modesta dichiarazione del pilota gentiluomo nel 1956 a proposito del memorabile episodio. Il pilota britannico di certo fu una personalità silenziosa, ma quando si esprimeva era in grado di lasciare il segno ed incidere nella storia dell’automobilismo.
